Vediamo come la luce viene diffusa
 dalle particelle atmosferiche a  
causa dei fenomeni illustrati nelle due precedenti sezioni.
Chiamiamo 
 l'angolo tra la direzione di propagazione della  
luce e la direzione della diffusione. Possiamo definire un  
coefficiente di diffusione 
, chiamato anche funzione di diffusione , nel modo seguente: 

(20)
Vediamo qual é la forma
 della funzione di diffusione  
 di una particella.
La luce diffusa in direzioni vicine a quella della luce incidente  
( frontscatter) è dovuta in gran parte alla diffrazione.  
Poiché i fotoni diffratti non sono passati all'interno della  
particella, essa è poco influenzata dall'indice di rifrazione  
della particella ma dipende invece dalla sua forma e dalle dimensioni.  
Teniamo fissa la lunghezza d'onda della luce incidente e  
consideriamo la diffusione prodotta su particelle via via più  
grandi. Per particelle molto piccole (
) la funzione di diffusione  è quella della diffusione Rayleigh 
. Mano a mano che si considerano particelle di dimensioni  
maggiori, la funzione di diffusione per effetto della  
diffrazione diventa sempre più  concentrata in un lobo molto stretto  
attorno alla direzione che originalmente aveva la luce incidente.  
Come le dimensioni crescono ed il parametro dimensionale 
 
supera l'unità, la funzione di diffusione inizia a sviluppare  
picchi con una approssimativa corrispondenza tra il numero di  
picchi tra 0truept 
e 180truept 
ed 
, sempre restando il  
massimo ad 
. Quando 
 tende a 10 si sviluppa una  
struttura ancor più fine e complessa. La figura 2.37 
illustra quanto descritto.
Figure 2.37:
Forma della funzione angolare di diffusione per tre particelle di
aerosol di dimensioni crescenti (0.1 
, 0.6
, 1.2
). Nella figura
la luce incidente proviene dal basso.
La radiazione diffusa nell'emisfero posteriore (backscatter) viene influenzata soprattutto dal coefficiente di assorbimento che costituisce la parte immaginaria dell'indice di rifrazione. Al crescere del coefficiente di assorbimento, essa decresce fino ad un minimo, oltre il quale aumenta di nuovo perché la particella diventa riflettente. Al crescere del coefficiente di assorbimento la asimmetria della diffusione diminuisce. Infatti, come abbiamo visto, l'emissione dovuta alla riflessione tende per particelle sferiche ad essere isotropa.
La forma della funzione di diffusione di una particella consiste quindi in un lobo più o meno stretto, molto intenso centrato nella direzione di propagazione della luce incidente che si sovrappone ad una emissione meno intensa di intensità variabile a seconda della direzione in base alle proprietà ottiche delle particella stessa.
L'effetto integrato di un volume di particelle, assumendo  
che in esso avvenga una sola interazione tra luce e particella, 
consiste nella 
somma dei contributi delle varie particelle.  
Le funzioni di Mie per questo elemento di volume si ottengono  
dalla somma delle funzioni di Mie delle singole particelle, ammesso che  
il numero di particelle sia elevato e la loro distribuzione sia  
completamente casuale. Per luce non polarizzata quindi è  
semplicemente: 

(21)
Nel caso di un aerosol molto denso, come la nebbia, o in generale  
quando la profondità ottica è molto maggiore di 1, la luce  
diffusa da uno strato spesso subisce più di un interazione con  
le particelle (scattering multiplo). In questo caso la funzione di diffusione che ne risulta è  
piuttosto indipendente da quella originaria.  
Le numerose interazioni successive cancellano i dettagli  
strutturali lasciando un andamento molto  
smorzato. Nebbia, nubi e aerosol non secchi hanno un maggior  
frontscattering ripetto a quelli secchi, ma trasmettono meno la  
luce. Per umidità maggiori del 70% si può assumere che la funzione di diffusione  sia quella di una popolazione di  
particelle sferiche
.
| 2|c| | 
|
Spesso si usa definire un coefficiente detto sezione d'urto  
angolare di diffusione, 
, espresso in unità di  
superficie per particella per unità di angolo solido (es.  
 per particella), che esprime la sezione (area)  
del fascio incidente 
che la particella diffonde in un'unità di angolo solido nella  
direzione 
. Si definisce sezione d'urto integrata,  
, espressa in unità di superficie per particella, la  
sezione del fascio incidente che viene diffusa in qualunque  
direzione da una particella. Se  la funzione di diffusione   
 è normalizzata ad 1 per integrazione sulla sfera, 
allora 
.
Una tipica forma della funzione di diffusione per un volume di aerosol atmosferico si trova in tabella 2.8.