La distribuzione di luce di un apparecchio di illuminazione viene ottenuta grazie al sistema ottico. Un riflettore, in genere, di alluminio, posto nella parte superiore dell'armatura riflette la luce emessa dalla lampada che esso intercetta. La distribuzione di intensità della luce riflessa nelle varie direzioni è legata alla forma e alle caratteristiche di tale riflettore. Per modificare la distribuzione di intensità di quella parte della luce che, essendo stata emessa dalla lampada verso il basso, non si è riflessa sul riflettore si usa talvolta un rifrattore posto in corrispondenza dell'apertura inferiore lasciata dal riflettore. Spesso i rifrattori sono costituiti da una coppa di materiale trasparente le cui superfici sono state rese diffondenti. L'applicazione di un rifrattore-diffusore di quest'ultimo tipo al posto di una chiusura di protezione costituita da una semplice lastra di vetro a facce piano-parallele fa si che l'apparecchio disperda direttamente nel cielo una quantità di luce spesso notevole.
Per garantire i requisiti  
necessari ad un impianto di illuminazione, come illustrato nel  
capitolo 2.1, la distribuzione di luce nel piano  
verticale parallelo all'asse stradale 
deve presentare il massimo dell'emissione ad un angolo 
 piuttosto
elevato.  In questo caso, 
il massimo dell'intensità luminosa arriva sulla strada con
un  angolo di incidenza
 
molto elevato cosicché la strada riemette il  massimo  
dell'intensità nella direzione  
dell'automobilista. La figura 2.1 a pagina 
 
illustra questo punto.
La distribuzione deve essere allungata nei due  
sensi se la strada è a doppio senso di circolazione ma può  
essere allungata solo in un senso se la strada è a senso unico  
fisso (si veda l'autostrada Colonia-Bonn). 
Un'altra ragione per cui è importante che l'apparecchio invii il massimo
della luce ad angoli 
 piuttosto grandi è che l'apertura angolare del
fascio dell'apparecchio condiziona la disposizione dei corpi illuminanti.
Infatti la necessità di ottenere un'adeguata uniformità di luminanza impone
un ben preciso rapporto tra l'interdistanza  dei punti luce e l'altezza dei
pali.
Poiché il numero di punti luce influenza il costo di costruzione  
e di 
manutenzione dell'impianto, il desiderio di diminuire il  
costo di 
installazione e di manutenzione  porta chi progetta l'impianto alla  
necessità di 
diminuire il numero di punti luce utilizzando apparecchi di  
illuminazione 
installati a maggior distanza tra loro, e quindi a maggiore  
altezza e aventi un 
più ampio angolo di apertura del fascio luminoso.
Una caratteristica fondamentale della distribuzione di luce,  
necessaria per evitare  la dispersione di luce sopra l'orizzonte e 
l'abbagliamento, è che esista un angolo limite oltre il  
quale 
l'intensità emessa dal sistema ottico scenda bruscamente a zero.  
Abbiamo detto infatti che perché la strada 
invii la massima luce in direzione dell'automobilista occorre che  
il massimo 
dell'intensità sia emessa dall'apparecchio ad angoli 
 piuttosto  
grandi. Perciò 
se oltre un certo angolo l'intensità non diminuisse  
notevolmente, 
l'automobilista ne verrebbe fortemente abbagliato. 
Se poi l'intensità non andasse a zero oltre un angolo di 90  
gradi rispetto la verticale, parte della luce andrebbe  
direttamente nel cielo.
Figure 2.3: Curve fotometriche e diagramma isolux di un apparecchio stradale con vetro di protezione piano (raffigurato in basso). Si noti come in questi apparecchi la massima intensità del fascio in direzione longitudinale esca con un elevata angolazione e consenta un elevata interdistanza tra gli apparecchi. Per apparecchi con vetro di protezione piano incassato, come questo, l'elemento principale (assieme al posizionamento della lampada) che determina se essi risultano totalmente schermati, fortemente schermati o meno è l'inclinazione dell'ottica rispetto ad un piano orizzontale dopo l'installazione. Essa perciò dovrebbe essere sempre la più piccola possibile. (Cortesia G.C. Illumination - Alcatel, Sesto Ulteriano (MI))
Figure 2.4:
Curve fotometriche di un apparecchio stradale
con vetro di protezione piano.
La curva per 
 (direzione trasversale alla strada) si riferisce
ad un inclinazione dell'ottica  di 
sul piano orizzontale. In questa
configurazione la lampada
è stata posizionata in modo che il massimo dell'emissione esca con un
angolo 
 sufficiente ad illuminare una strada ampia
per tutta la sua larghezza senza inclinare ulteriormente l'apparecchio. 
Anche in questo caso, l'apparecchio risulta totalmente schermato, o meno, a
seconda dell'inclinazione dell'ottica , 
dopo l'installazione, 
rispetto ad un piano orizzontale
e a seconda della posizione della lampada. Perciò è
preferibile che gli apparecchi di questo tipo siano installati in modo che 
il vetro di protezione sia il più orizzontale possibile, sia che siano
montati su palo a sbraccio che su palo diritto. 
(Cortesia Costruzioni
Elettriche Schrèder, San Gillio (TO))
Una caratteristica molto utile della distribuzione di luce dell'ottica di un apparecchio di
illuminazione è che il massimo dell'emissione di luce in senso
trasversale alla superficie stradale 
abbia luogo ad un angolo 
 piuttosto ampio così  da
poter illuminare bene ed uniformemente 
tutta la superficie della strada da un bordo all'altro senza necessità di 
inclinare l'apparecchio o l'ottica stessa. 
In senso trasversale la distribuzione di luce deve essere tale da  
interessare tutta la larghezza della strada con sufficiente  
intensità ma ridursi a zero rapidamente appena oltrepassato il  
bordo della strada stessa per evitare dispersione di luce.
Talvolta la posizione della lampada nell'apparecchio è regolabile in modo da
aggiustare l'angolo di emissione in funzione della larghezza della strada e 
dell'altezza di installazione.
Figure 2.5:
Apparecchio stradale con vetro di protezione piano. Se gli apparecchi con vetro
di protezione piano vengono installati con un inclinazione dell'ottica, 
rispetto al piano orizzontale, diversa da zero (anche di soli 3
), 
non si può
più essere rigorosamente 
certi che essi risultino totalmente schermati per tutte le
possibili configurazioni lampada-riflettore
se non esaminando misure di laboratorio.
Tuttavia, fintanto ché l'inclinazione è piccola, 
questi apparecchi risultano, quanto meno, 
fortemente schermati.
 (Cortesia Philips Lighting, Monza (MI))
Spesso gli apparecchi meno schermati, tipo quelli con
rifrattore prismatico o con diffusore, sono preferiti perché si crede che 
garantiscano ampi angoli di emissione della luce. Come vedremo nella
prossima sezione, esistono apparecchi con vetro di protezione piano
installabile orizzontale  o quasi orizzontale (che non
emettono luce sopra il piano orizzontale o ne emettono
poca) il cui massimo della
emissione di luce cade, per C=0-180
, ad angoli 
 elevati, 
consentendo interdistanze 
di oltre 35-40 metri per installazioni a 10 m di altezza, e, per 
C=90
, ad angoli 
 sufficienti a consentire un ottima
illuminazione di strade anche larghe. Si vedano ad esempio 
le curve fotometriche degli apparecchi nelle figura 2.3, 2.6 e 
successive.
In genere i progettisti preferiscono sorgenti di luce (lampade) di dimensioni piccole perché esse inviano i loro raggi su ogni punto del riflettore (e dell'eventuale rifrattore) con il medesimo angolo di incidenza ed il calcolo dell'effetto di questi due componenti ottici è più semplice. Questo a sua volta consente un più rigoroso controllo della distribuzione della emissione di luce nelle varie direzioni. Lampade come quelle al sodio a bassa pressione, che sono di dimensioni rilevanti, permettono un più difficile calcolo della luce emessa. Forse anche per questo gli apparecchi di illuminazione cut-off per lampade al sodio a bassa pressione sono poco conosciuti nel nostro paese.