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Abbiamo visto che il risultato della misura delle grandezze  
precedenti è legata alla curva di sensibilità del sistema  
che riceve la luce ed alla curva di emissione  
della sorgente. 
Sono state definite una serie di grandezze, chiamate  
fotometriche, che si  
riferiscono ad una distribuzione dell'emissione ben definita,  
quella di un 
corpo nero alla temperatura di solidificazione del platino (2045 
K).
Le grandezze fotometriche si basano su una grandezza fondamentale  
definita nel Sistema Internazionale SI, la candela. Essa è  
definita come l'intensità luminosa (ossia il flusso per unità  
di angolo solido) emessa da un corpo nero di Burgess alla  
temperatura di solidificazione del platino (2045 
K) in  
direzione perpendicolare al foro di uscita, quando la sezione di  
un tale foro ha un area di 1/600000 m2  sotto la pressione di  
101325 Pa (pascal).
Il flusso luminoso 
 emesso in uno steradiante da una  
sorgente puntiforme isotropa che abbia in quella direzione una 
intensità pari ad una candela è detto lumen (lm). 
Perciò, 
l'intensità luminosa, cioè il flusso emesso nell'unità di  
angolo solido, 
 
si può misurare in candele (cd) o in lumen per steradiante (
).
La luminosità è definita  come il flusso luminoso emesso nel  
semispazio
 da un'area 
unitaria di superficie irraggiante. Nel caso del cielo essa viene intesa   
come il flusso proveniente da un emisfero e che finisce entro 
un'area unitaria. L'unità della luminosità è il lambert (L) che  
equivale ad un lumen per centimetro quadrato (lm/cm2 ): 

(48)
La brillanza o luminanza esprime   il flusso luminoso emesso non in  
tutto il semispazio ma nell'unità di angolo solido e nella  
direzione da esso individuata, e non più da un'area unitaria ma  
dalla proiezione di essa su un piano normale alla direzione della  
luce. Nel nostro caso esprime anche il flusso emesso da una unità  
di angolo solido di cielo entro un'area unitaria perpendicolare  
alla direzione del flusso. Se la direzione del flusso e la normale  
alla superficie fanno tra loro un angolo 
, la brillanza  
è: 

(49)
La brillanza si misura in lumen al metro quadro per  
steradiante (
) cioè in candele per metro  
quadro (
). 
Se una superficie irraggia in modo isotropo nel semispazio oppure  
riceve luce in modo isotropo dal semispazio, allora ad una  
brillanza di x 
 corrisponde, per la legge di Lambert, una  
luminosità di 
 x 
. In questo caso per ottenere la luminosità in nL  
è sufficiente moltiplicare la brillanza, espressa in  
cd/m2 , per il numero 
 e per ottenere la  
brillanza in cd/m2  è sufficiente moltiplicare la  
luminosità in nL per 
. Ad esempio una brillanza  
media del cielo di 
 (Anon 1984) corrisponde ad  
una luminosità di 62.8 nL. Attenzione che questa corrispondenza  
tende a far confondere i concetti di luminosità e di brillanza.  
Perciò quando qualcuno scrive "luminosità  di x lambert allo  
zenith" in realtà intende implicitamente riferirsi alla  
luminosità che avrebbe il cielo se la sua brillanza fosse la  
stessa in tutto l'emisfero ed uguale a quella allo zenith. 
Allo stesso modo, quando qualcuno esprime la brillanza in lambert, 
intende implicitamente esprimerla lumen per centimetro quadro per 
 
steradianti (
) (v. ad es. Garstang 1986).  
L'uso di esprimere la brillanza misurata allo zenith in questo  
modo è giustificato dal fatto che si dà subito un idea della  
luminosità totale del cielo. 
L'autore consiglia di usare sempre, correttamente, la  
brillanza (o luminanza) e di esprimerla in 
 cioè in  
.
Un'altra quantità interessante è l'illuminamento, che si  
riferisce  non ad un flusso emesso come la luminosità ma ad un  
flusso ricevuto, perpendicolarmente, per unità di area : 

(50)
L'illuminamento si misura in lux (lx). 
Un lux corrisponde all'illuminamento prodotto su una superficie  
di un metro quadrato dal flusso di 1 lumen incidente  
perpendicolarmente. Quindi 1 lx = 1 lm/m2 . 
Se la superficie illuminata diffonde tutta la luce incidente,  
senza assorbimenti, allora con un illuminamento di un lux essa  
acquista una luminosità di un lumen per metro quadro, cioè  
10-4  L (lambert) (il fattore 10-4  è dovuto al  
passaggio tra m2  e cm2 ).
Conoscendo la curva di emissione di un corpo nero  è  
possibile calcolare il flusso di energia  
corrispondente ad un certo flusso luminoso. Si trova che  
 (v. ad es. Cook 1991).  
Da questa relazione si ottiene la seguente formula di passaggio: 
![\begin{equation}
b \left[ cd~m^{-2} \right] = 6.803~10^{2} ~~b \left[ 
w~m^{-2}~sr^{-1} \right] \end{equation}](images/img189.gif)
(51)
Dalla relazione precedente, con l'espressione 3.7, si può calcolare la relazione tra  
lumen e fotoni al secondo per luce  
monocromatica a 5550 
 o per luce avente lunghezza d'onda  
efficace di 5550 
 (come i fotoni della banda astronomica visuale) che è  
 (v. Garstang 1986).  
Con questa relazione si ottengono le seguenti formule di  
passaggio per la brillanza: 
![\begin{equation}
b \left[ cd~m^{-2} \right] = 2.43~10^{-12}~n_{5550} \left[ 
ph~cm^{-2}~s^{-1}~sr^{-1} \right] \end{equation}](images/img191.gif)
(52)
![\begin{equation}
b \left[ cd~m^{-2} \right] = 1.935~10^{-7} ~~b \left[ Ry \right] \end{equation}](images/img192.gif)
(53)
Assumendo che la brillanza del cielo sia la stessa in ogni direzione, la luminosità è: 
![\begin{equation}
l \left[ nL \right] = 7.634 ~10^{-7}~n_{5550} \left[ 
ph~cm^{-2}~s^{-1}~sr^{-1} \right] \end{equation}](images/img193.gif)
(54)
![\begin{equation}
l \left[ nL \right] = 6.075~10^{-2} b \left[ Ry \right] \end{equation}](images/img194.gif)
(55)
Poiché 
 (v. ad es. Zombeck 2nd ed. 1990), è anche: 
![\begin{equation}
l \left[ cd~m^{-2} \right] = 0.103~n_{5550} \left[ 
ph~cm^{-2}~s^{-1}~arcsec^{-2} \right] \end{equation}](images/img196.gif)
(56)
![\begin{equation}
l \left[ nL \right] = 3.248~10^{4}~n_{5550} \left[ 
ph~cm^{-2}~s^{-1}~arcsec^{-2} \right] \end{equation}](images/img197.gif)
(57)
La curva di sensibilità della banda astronomica V è  
leggermente diversa dalla curva di sensibilità dell'occhio e dalla curva che definisce le grandezze fotometriche, per  
cui, tenendo conto della sua minore larghezza, la relazione tra  
lumen e fotoni al secondo in banda V è leggermente diversa dalla  
precedente: 
 (Garstang  
1989). 
Da questa relazione si ottengono le seguenti formule di passaggio  
per la brillanza:   
![\begin{equation}
b \left[ cd~m^{-2} \right] = 2.925~10^{-12}~n_{V} \left[ 
ph~cm^{-2}~s^{-1}~sr^{-1} \right] \end{equation}](images/img199.gif)
(58)
![\begin{equation}
l \left[ cd~m^{-2} \right] = 0.124~n_{V} \left[ 
ph~cm^{-2}~s^{-1}~arcsec^{-2} \right] \end{equation}](images/img200.gif)
(59)
Assumendo, come prima, che la brillanza del cielo sia la stessa in  
ogni direzione, la luminosità è: 
![\begin{equation}
l \left[ nL \right] = 9.184 ~10^{-7}~n_{V} \left[ 
ph~cm^{-2}~s^{-1}~sr^{-1} \right] \end{equation}](images/img201.gif)
(60)
![\begin{equation}
l \left[ nL \right] = 3.907 ~10^{4}~n_{V} \left[ 
ph~cm^{-2}~s^{-1}~arcsec^{-2} \right] \end{equation}](images/img202.gif)
(61)
 
 
 
  
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Pierantonio Cinzano
3/12/1998